venerdì 30 aprile 2010

Tintin razzista: appello al re del Belgio

"E’ ormai un tormentone da anni, la crociata del signor Bienvenu Mbutu Mondondo contro l’albo Tintin in Congo. Di fronte alla “lentezza dei tribunali del Belgio”, ha ora scritto direttamente al Re Alberto II, chiedendo il suo intervento.
(...) La sentenza potrebbe arrivare il 5 maggio" [tutto l'articolo su AFNews]

Su It.arti.fumetti è stato scritto un commento interessante sulla vicenda:
"Il problema a mio avviso è semplicemente quello di dare una valenza a qualcosa che tale valenza non ha. Vero che le parti indicate come "incriminate" non sono redatte in un linguaggio che oggi chiameremmo "politicamente corretto", ma intanto va pensato che sono state scritte nel 1930, e poi che chi legge oggi quel fumetto (e non solo i bambini, anzi... probabilmente sono per la stragrande maggioranza persone adulte) ha un tale livello di imput diversi attraverso la televisione, i quotidiani, i libri e chi più ne ha più ne metta che riesce a dare il giusto peso alle frasi di quel fumetto, non si basa solo su quella lettura per stabilire se una popolazione sia o meno culturalmente e socialmente arretrata o avanzata.
Sarebbe come se dopo aver visto un film in cui i russi cercano di far scoppiare una atomica uno decidesse che il popolo russo è formato da una accozzaglia di pazzoidi, o dopo aver letto Iron Man e conosciuto il Mandarino decidesse che i cinesi sono tutti cattivi, e così via... onestamente non riesco a pensare a qualcuno che abbia un livello intellettivo così basso da decidere di comprare Tintin, leggere quelle vignette e in base a quelle decidere che la popolazione nera africana sia formata da una massa di sottosviluppati.
Anche se riflettendo sul soggetto che è stato capace di pensare ad una denuncia simile il dubbio onestamente credo possa venire..."

Nel 1987 Alan Moore aveva scritto un articolo sul tema della censura (non legato a Tintin):
"Lascio che (le mie figlie, ndt) leggano tutto quello che a loro interessa leggere. Se l’argomento è proprio al di là della loro comprensione, si annoiano e smettono. Nell’eventualità che si imbattano in qualcosa che le sconcerta o le turba (e tra parentesi, è più facile che succeda con un quotidiano che con un albo a fumetti) allora faccio del mio meglio per spiegare l’origine del loro disagio o del loro stupore, con tutta l’onestà e la chiarezza di cui sono capace.
(…) La questione della responsabilità individuale è cruciale in questa situazione. Se un genitore non vuole che suo figlio non legga una certa pubblicazione o veda un certo film, allora dovrebbe semplicemente proibirlo, e affrontare le conseguenze che un veto provocherebbe. È un atto di codardia da parte del genitore aspettarsi che autori o editori stabiliscano le sue regole in fatto di morale." [dal blog di Caravan; l'originale è stato pubblicato su Comics Buyer Guide]

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